“Chi l’ha detto che è un lavoro da uomo?”

Combattiamo gli stereotipi e i pregiudizi di genere
Chi l’ha detto che, ad esempio, il carrellista è un lavoro da uomo? È ora di dimostrare che le capacità non hanno genere: tutti dovrebbero poter seguire le proprie passioni e ambizioni, senza scontrarsi con pregiudizi e limiti imposti dalla società.
Nel mondo del lavoro, purtroppo, gli stereotipi di genere sono ancora presenti. La visione tradizionale del lavoro ha spesso visto le donne svolgere determinate professioni considerate “femminili”, lasciando agli uomini quelle considerate “maschili”.
Nonostante questo, in Life In abbiamo incentivato e assistito al successo dell’impiego di donne che con entusiasmo e capacità indiscussa guidano muletti, camion, autobus, si occupano di impianti elettrici e di cablaggi, sono al vertice di grandi imprese e molto altro. Spinti dalla volontà di contrastare i pregiudizi, siamo sempre in prima linea per proporre corsi di formazione rivolti alle donne che intendono imparare lavori tradizionalmente ritenuti “da uomo”, nei quali possono invece apportare un grande valore aggiunto.

L’espressione “lavori da uomo” si riferisce a tutte quelle mansioni che, tradizionalmente e storicamente, sono state svolte principalmente da uomini, spesso associate a prestanza fisica e forza bruta.
Si va dal camionista al pilota, dall’elettricista al meccanico, dal pompiere al restauratore e ancora il falegname, il fabbro, l’idraulico, il carrellista.
Questa categorizzazione è frutto di convenzioni culturali costruite nel tempo e non di una decisione arbitraria presa da un giorno all’altro. Gli stereotipi di genere hanno infatti radici profonde nella nostra società. Si pensi alle narrazioni a cui siamo esposti fin da piccoli, che distinguono nettamente i ruoli di uomini e donne. Questa divisione si riflette inevitabilmente nel mondo del lavoro, dove le donne possono trovarsi scoraggiate dal perseguire carriere in settori come l’ingegneria, l’informatica, la meccanica o la costruzione, tutti ambiti tradizionalmente dominati dagli uomini.
Verso il cambiamento
Nell’attuale mondo del lavoro, è ancora percepito come normale che certi mestieri siano più indicati per le donne e altri per gli uomini.
Negli ultimi decenni, tuttavia, abbiamo assistito a trasformazioni significative, costantemente in divenire. Sempre più donne si stanno facendo strada in settori prima considerati esclusivi per gli uomini. La crescente presenza femminile in campi come la tecnologia, le scienze, l’ingegneria, ma anche nella guida di mezzi pesanti o nelle mansioni di tipo manuale, dimostra che le donne sono non solo capaci, ma anche eccellenti in queste aree.

Naturalmente esistono ancora parecchie resistenze in questo senso, perché da sempre il cambiamento intimorisce.
Quando donne (o uomini) scelgono lavori che la società attribuisce tradizionalmente all’altro sesso, è facile che riemerga un sessismo solitamente latente e silenzioso. Può succedere allora che una donna che fa l’elettricista non venga presa sul serio, così come un uomo che fa il maestro d’asilo non sia ritenuto capace o non venga rispettato. Il sessismo passa anche attraverso il mancato utilizzo dei titoli, riconosciuti invece ai colleghi maschi.
Abbattere gli stereotipi di genere è sì una sfida complessa, ma possibile e soprattutto necessaria. Per farlo si passa dall’educazione fin dalla giovane età alla formazione, da politiche aziendali che favoriscano l’uguaglianza di genere fino all’impegno concreto da parte di tutti, donne e uomini, per affermarsi professionalmente oltre ogni pregiudizio.
Promuovere la diversità di genere nei luoghi di lavoro e contrastare gli stereotipi non è solo una questione di giustizia sociale: ricerche dimostrano che le aziende che abbracciano questo approccio tendono ad ottenere risultati finanziari migliori e beneficiano di vantaggi concreti. Ciò che conta, infatti, è la professionalità e l’impegno che ogni persona mette nel proprio lavoro, indipendentemente dal proprio sesso.
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