Lavoro e flessibilità: tutelare l’occupazione, privilegiare contratti anche temporanei ma con maggiori garanzie per il lavoratore.

Lo scenario

Come abbiamo già avuto modo di constatare, la ripresa post emergenza si è da subito connotata per un atteggiamento da parte delle imprese tendenzialmente prudente che , nell’attuale presente e anche nel prossimo futuro, si tradurrà in un significativo utilizzo di forza lavoro temporanea, in attesa che la domanda di beni e servizi si consolidi e diventi meno volatile.

I rischi

Il rischio concreto è quello di un incremento del livello di precarizzazione del mercato del lavoro, con la possibilità che la ripresa venga intercettata, anche per ragioni di carattere speculativo, da forme lavorative meno tutelanti per il lavoratore se non illegali.

La proposta di Life in Group

Per questa ragione il dibattito sulla flessibilità e sulle forme di lavoro a termine deve rapidamente virare da una lettura ideologica (e quindi semplificatoria) ad una fattuale e più pragmatica, basata sull’analisi dei dati reali.

Vanno normativamente privilegiate, tra le forme di lavoro flessibili, quelle che garantiscono retribuzioni rispettose delle disposizioni legali e contrattuali oltreché i diritti tipici del lavoro dipendente. Così è per il lavoro in somministrazione oltre che per il lavoro a termine alle dirette dipendenze dell’impresa.

Si deve procedere, pertanto, con l’eliminazione dei limiti legislativi per l’uso di queste tipologie contrattuali, quali, in primis, le causali e il costo aggiuntivo in caso di rinnovo, anche per evitare che il patrimonio di competenze specifiche acquisito per un’attività sviluppata in un determinato contesto abbia a disperdersi a fronte di un turn over che rischia di far scivolare molte persone verso forme di occupazione meno tutelate.

Contestualmente occorre porre in essere uno sforzo aggiuntivo per evitare che vi sia un’ulteriore proliferazione del lavoro sommerso e di quello irregolare, a cominciare dalle finte partite iva, dalle collaborazioni che mascherano lavoro dipendente, dalle cooperative spurie funzionali solo a pagare fino al 20% in meno i lavoratori.

 

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